La cosa non è banale.
Vanno considerati diversi punti anche apparentemente slegati.
Il primo è l'abitudine condizionata delle donne a delegare il proprio bene agli uomini come se gli uomini in genere e spontaneamente rivestissero il ruolo "giuridico" del "buon padre di famiglia". Ovvio che poi gli uomini in quanto maschi mediamente egoisti per educazione facciano ciò che a loro conviene a discapito delle donne.
Il condizionamento a delegare viene inculcato nelle bimbe che poi diventeranno donne.
Poi crescendo devono fare i conti con i preti che hanno il privilegio della confessione e della fede ... etc etc
Poi c'è l'altro punto che è decisamente spinoso cioè la maternità. È vero che il maschio è solo un fornitore di sperma ma nei casi in cui il maschio è anche un uomo corretto cioè un "buon padre di famiglia" ... potrebbe avere il diritto di dire la sua in quanto padre ma sembre in modo subordinato. Infatti è la donna che avrà la condivisione fisica con il feto e poi il peso dello svezzamento etc etc. Per mia esperienza la madre ha il peso dei primi 11-12 anni della crescita dei filgi e figlie. Dopo al padre è richiesta una responsabilità educativa impegnativa a fronte di un naturale disimpegno materno nell'adolescenza dei figli e figlie. È in questa fase che l'assenza del padre e l'eccessiva invadenza della madre creano figli e figlie emotivamente immaturi/e.
Ne va che se le donne non delegassero il proprio bene al maschio in quanto "padre", situazioni come quelle descritte in discussione non esisterebbero cioè ci sarebbe stata una trasmissine di donne con una presenza rappresentativa di un paio di uomini al massimo ma non in veste di politici ma in veste di "buon padre di famiglia".
Trovo che far trattare un argomento di questo tipo a dei politici come anche a dei preti è il massimo della perversione.
Le persone deboli si vendicano, le persone forti perdonano, le persone intelligenti ignorano.