Fare l'amore

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
zon@ venerdi
00martedì 8 marzo 2005 15:37
Fare l'amore - testo
Dimmelo, l'hai già detto e ridetto ma dimmelo
perché gli occhi pungenti ti brillino.
Spingiti come il vento tra i rami degli alberi
nel fogliame odoroso che si è
mosso per te...
Fare l'amore mette in pericolo tranquille parole.
Miele nel sole, vogliamo sciogliere le nostre parole
in questa canzone...
Ti chiamo amore con i nomi più grandi e più piccoli
e tu esageri un angelo in me.
Stringimi, ogni bacio finale è il penultimo
ma feroce tu stringiti a me,
se vivi, anch'io...
Fare l'amore mette in pericolo tranquille parole.
Miele nel sole, le tue parole mie di nuovo d'amore,
di nuovo d'amore...
Se vivi, vivo anch'io se muori, muoio anch'io
se ami, amo anch'io.
Fare l'amore mette in pericolo tranquille parole.
Miele nel sole, vogliamo sciogliere le nostre parole
in questa canzone...

[Modificato da zon@ venerdi 08/03/2005 15.43]

zon@ venerdi
00martedì 21 giugno 2005 12:28
Spingiamoci tutti nel fogliame odoroso!!
Il ritorno di Mietta e l'amore lirico di Panella


Potremmo stare a parlare della carriera di Mietta, trentenne tarantina ex trottolina amorosa du du da da da da, ex quello che capita nelle canzoni, ma anche ex Mietta e i ragazzi di Via Meda, sfortunatissima nonché priva di senso esibizione di un sestetto di giovani Fonit Cetra mandati a Sanremo nel '93 quando i ragazzi della prima repubblica farcirono il festival di raccomandati perché l'aria era già brutta e dopo si temeva davvero il diluvio. Fu il quarto Sanremo per Mietta, che in quell'occasione uscì dall'ala del maestro Minghi per cantare di vetri che si appannano, e che nascondevano l'urlo del disagio giovanile: Figli di che, figli di chi, non massacrateci così. Tra gli autori si celava addirittura il Nek, sottomisura purtroppo.

Ma chi aveva vinto il Festival sezione Nuovi a neanche vent'anni e cantato a ventun anni del gattino arruffato e du du da da da non poté essere credibile come musa dei probblemi (le due b sono volute) dei ggiovani (idem per le due G), specie in anni in cui tutto sembrava dovesse cambiare, e invece mica è cambiato tanto, siamo seri.

E poi, cinque Sanremo in sei anni erano tantini, e non c'era verso di ripetere il trottolino, che ricordava a Mietta i fasti del suo recente passato in quegli stessi anni dagli schermi del karaoke una sera si e una sera pure.

Con le adenoidi grandi come un kiwi, Mietta decise di cambiare pelle, abbandonando il manierismo alla Minghi e gli epigoni tristi di Minghi. Due dischi, Mietta cambia Pelle e Daniela è felice. Ballabilini ma senza picchi, buoni per accompagnare un tragitto casa-scuola nelle settimane di primavera adolescenziale, ma troppo deboli per arrivare agli autoscontri o al karaoke. Mietta le provò tutte, incise anche le canzoni del Gobbo di Notre Dame per la Disney nella parte della zingara Esmeralda. Niente da fare. Alle feste, appena si presentava, tutti sempre a dirle del trottolino amoroso e du du da da da. In effetti, chi potrebbe canticchiare un brano di Mietta cambia pelle?

A questo punto il lieto fine ci vuole, e alla Cenerentol Mietta appare in sogno la Fata Panella, alias il poeta Panella Pasquale, ultimo paroliere di Lucio Battisti e reduce da una serie di performances racchiuse nell'album Decenni del Minghi, la più esilarante delle quali aveva nome esse-o-esse sulle piste. Invece dei topini Gas e Giac Panella porta in dote i fratelli Mango, musicisti melodici, e un buon record sanremese con due secondi posti su due partecipazioni come autore, scrivendo Barbara per Enzo Carella nel '79 e In Amore per Morandi-Cola nel '95. Da Minghi ai Manghi quindi, Mietta può farcela. Se non altro, alla prossima festa le parleranno di fogliame odoroso invece che di trottolini, e lei sorriderà felice.

http://www.festivaldisanremo.com/2000/mie.htm
zon@ venerdi
00martedì 21 giugno 2005 12:31
Note a lato di Fuori target
Come nascono i bambini mamma? Dunque, le api...Tornano a essere celebrati il miele e i cespugli, come faceva Marcella, che guardava il partner come l'ape madre guarda il miele, o come il colore dei nostri corpi addormentati sotto il sole del Giardino dei Semplici, Sanremo 1977.

Mietta-Ape Maia ha una simpatica relazione con il Fuco Flip, e decide di celebrarla in musica, invitandolo (standing ovation!!) a spingersi nel fogliame odoroso che si è mosso per lui (all together!!!) Ne esce una composizione che da un lato riesce a comunicarci tutta l'intensità del sentimento che Mietta e il partner provano, dall'altro è assolutamente priva di quel retrogusto di sofferenza che anima tutte le canzoni la cui telecamera si spinge ad osservare e a raccontare appunto il fare l'amore.

Non esiste altro tempo se non il presente in questa Mietta, non c'è il futuro, non importa del passato, non ci sono propositi ma solo esortazioni, non ci sono analisi ma solo constatazioni. Non importa perché sia così né cosa succederà, solo che ogni bacio finale sia in realtà il penultimo, e così all'infinito, in un paradosso che azzera ogni percezione del passato e di futuro. L'amore di Mietta e Panella è universale in quanto catalizza il tempo, l'infinito, racchiude in se la piccola morte dei teorici d'oriente, come le interpretazioni più materiali del cantico dei cantici e anche la poesia classica, Saffo e Catullo per citare i più commerciali.

Ma attenzione: non c'è metafisica in Mietta-Panella. La canzone di Sanremo descrive, si potrebbe dire che è lirica, non mistica, è presa d'atto di un forte scossone alle normali percezioni e ai normali equilibri della vita, con particolare attenzione alle parole. Non sappiamo se Mietta si rivolga al padre dei suoi figli, al fidanzatino adolescente, al camionista incrociato in autogrill o a una delle infinite vie di mezzo. Comunque sia, sono -per ora, la canzone è rigorosamente al presente - cose di invidiabile intensità.

Le parole sono importanti, diceva Moretti. Le parole sono il termometro dell'essere presa di Mietta. Sono presa, quindi sono persa. Sono persa, quindi potrei dire cose che razionalmente sono fregnacce. Tutta giocata sulla comunicazione. Dimmelo, mettere in pericolo tranquille parole, ti chiamo amore, sciogliere le nostre parole in questa canzone.

A Panella piace giocare con l'erotismo. A Carella fece cantare ho freddo al collo, in bocca a te è più bello, in una canzone dedicata a tal Barbara, diavola che scivola. Per Battisti compose due capisaldi di intensità quali Viola e Almeno l'inizio. Questa volta - tra parole, miele, nutrimento e comunicazione, tempo presente e modi imperativi coglie l'essenza ultima del momento che va a descrivere.

Guarda te, che una canzone di Mietta debba rasentare il sublime.

http://www.festivaldisanremo.com/2000/mie.htm
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:02.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com